Lascito testamentario come funziona e a che cosa serve

Nel nostro Paese sono ben 800mila le persone che, attraverso un lascito testamentario, hanno deciso di donare dopo la propria scomparsa una parte dei propri beni a un’organizzazione benefica. Una decisione di questo tipo offre numerosi vantaggi, perché garantisce continuità agli ideali che si perseguono e al tempo stesso non va in alcun modo a compromettere i diritti degli eredi. Il bacino dei potenziali testatori – ma forse sarebbe il caso di dire filantropi – sarebbe molto più ampio: infatti ben 6 milioni di italiani si dichiarano disposti a effettuare un lascito testamentario o comunque considerano tale opzione come una concreta possibilità.

Il confronto con l’estero

Certo, c’è da dire che nel confronto tra l’Italia e l’estero il nostro Paese risulta per alcuni aspetti ancora indietro, a maggior ragione nel caso in cui si pensi ai lasciti testamentari di Paesi come la Germania, i Paesi Bassi o il Regno Unito. Sembra che almeno per il momento lo strumento del lascito testamentario sia meno diffuso di quel che potrebbe, e non perché i nostri connazionali possano essere accusati di poca solidarietà o di mancanza di generosità. Al contrario, il vero problema è da individuare nell’istituto del testamento in sé. Certo, trascrivere le proprie volontà vuol dire pensare alla propria scomparsa, ed è legittimo che in molti vogliano evitare di pensarci.

Testamento, successione o eredi legittimari

Che sia per ragioni culturali o religiose, in Italia la pratica del testamento non risulta molto frequentata. Nel nostro Paese l’ordinamento giuridico in tema di successione è improntato soprattutto alla tutela degli eredi legittimari, che corrispondono ai familiari più stretti del defunto. Le quote di legittima, quando si fa testamento, devono essere sempre rispettate; in caso contrario il documento è destinato a essere impugnato. Eppure, anche nel contesto di un sistema che è senza dubbio rigido, ci sono comunque dei margini piuttosto ampi per compiere un atto di solidarietà nei confronti delle persone che hanno bisogno e a supporto degli enti del terzo settore, i quali provano ad assecondare le necessità che altre istituzioni non sono in grado di intercettare o comunque trascurano. L’ordinamento giuridico italiano, nello specifico, fa riferimento a una quota di patrimonio che il testatore – cioè il soggetto che fa testamento – è libero di destinare a chiunque: è la cosiddetta quota disponibile.

Un modo per diffondere i valori

Tutto questo può avvenire attraverso un testamento olografo: per sapere di che cosa si tratta, è sufficiente fare clic qui https://www.medicisenzafrontiere.it/news-e-storie/news/testamento-olografo-cose/. Attenzione, però, a non considerare il lascito solidale un’opportunità che può essere sfruttata unicamente da filantropi benestanti. Al di là dei lasciti milionari di coloro che vantano patrimoni ingenti, la qualità della generosità è comune a tutti. Per aiutare gli altri tramite un lascito testamentario si può lasciare un certo importo in denaro, ma anche altro: per esempio un quadro, un gioiello, un intero palazzo, un appartamento, una polizza vita, dei titoli di investimento o delle azioni, sempre che il valore del patrimonio in questione non vada a ledere i diritti degli eredi legittimari. Quel che è certo è che ogni contributo ha un valore consistente, e al tempo stesso è un modo per diffondere e promuovere i propri valori. Il lascito testamentario può essere definito anche come un atto di generosità e di consapevolezza che rende un testamento più ricco e ispirato al senso di uguaglianza e alla solidarietà, senza che gli eredi vengano privati di alcunché.

La felicità del donatore

Un dono non fa del bene solo a chi lo riceve, ma anche a chi lo fa: non a caso si parla spesso di felicità del donatore. Non si tratta di un luogo comune, e chiunque può sperimentare il piacere che deriva dalla soddisfazione di avere aiutato qualcun altro. Addirittura alcune ricerche scientifiche hanno dimostrato che nel donare e nel ricevere un dono sono coinvolte le stesse aree cerebrali, che sono quelle che hanno a che fare con la sfera della gratificazione. Perché, allora, privarsi di un piacere tanto intenso?