Vi condividiamo il primo articolo prodotto da Guido Delle Piane e destinato al suo nuovo blog sull’abbigliamento made in Italy. Guido Delle Piane, ricorderete, è un imprenditore famoso nel settore dell’abbigliamento a Milano. I prodotti italiani godono di una fama e di una popolarità in grado di superare i confini nazioni. Infatti, i produttori italiani sono sempre stati caratterizzati da una particolare cura per la conservazione delle abilità artigianali e manifatturiere apprese nel corso del tempo. Si tratta di competenze tramandate dalle generazioni precedenti e legate alle tradizioni del territorio, finalizzate anche e soprattutto alla salvaguardia del territorio, in modo particolare nei comparti dell’agroalimentare, dell’arte e dell’abbigliamento. Proprio sotto quest’ultimo aspetto, il significato del marchio “Made in Italy” assume un significato particolare e di notevole importanza.
Abbigliamento Made in Italy
La presenza del marchio Made in Italy su un capo di abbigliamento, ricorda Guido Delle Piane, è motivo di orgoglio, ma soprattutto è garanzia di qualità e sicurezza. Esso rappresenta un marchio d’origine, poiché, spiega Guido Delle Piane, indica che quel capo di abbigliamento che riporta la scritta Made in Italy è stato prodotto in Italia. Però, con il trascorrere degli anni, si è sempre più diffuso il fenomeno della delocalizzazione delle produzioni in stati esteri. Così, l’Unione Europea ha dovuto pronunciarsi sull’attuale significato assunto dal marchio Made in Italy. A tal proposito sono stati emanati diversi regolamenti UE, accompagnati dal Codice Doganale dell’Unione (Cdu). Entrambi elencano le situazioni per cui si può legalmente inserire il marchio Made in Italy su un prodotto e, in modo particolare, su un capo di abbigliamento:
1. Se la produzione è avvenuta interamente in Italia;
2. Se l’ultimo intervento di trasformazione oppure la maggior parte della lavorazione sostanziale sono avvenuti in Italia. Il primo caso appare chiaro, mentre nella seconda situazione c’è necessità di chiarire meglio i concetti di “ultima trasformazione” o “lavorazione sostanziale”. Le Corti, sia in Europa che in Italia, hanno dato vita a numerose pronunce. Nella molteplicità degli interventi si è stabilito che l’applicazione del marchio Made in Italy su un capo di abbigliamento sarà legale soltanto se l’intervento italiano sul prodotto stesso non è stato parziale o limitato.
Pertanto, un capo di abbigliamento potrà dirsi prodotto in Italia e meritevole del marchio Made in Italy soltanto se la lavorazione più importante si avvenuta sul suolo nazionale; viceversa, non si potrà considerare italiano un capo di abbigliamento in cui l’intervento in Italia si limiti ad una semplice modifica esteriore. Per rafforzare e incrementare l’importanza di questo marchio sui capi di abbigliamento e su tutti i prodotti è stata istituita la dicitura “100% Made in Italy”. Quest’ultimo è riservato a quelle aziende che si impegnano a conservare totalmente la purezza e le caratteristiche del prodotto, finalizzato ad evidenziare la totale italianità del capo di abbigliamento che lo riporta. In questo caso, esso rappresenta un’autentica certificazione, che deve essere rilasciata dall'Istituto a Tutela dei Produttori Italiani (Itpi). Quest’ultimo, però, concederà la licenza per l’utilizzo della certificazione dopo attenti controlli e verifiche, in grado di accertare che il disegno del capo di abbigliamento, la sua progettazione, la lavorazione e le materie prime e infine il confezionamento finale siano stati effettuati interamente in Italia.